Il lavoro consiste in una mostra di venti cartelloni. Alla base ci sono le fonti dell’Archivio, una dozzina di documenti che costituiscono i fascicoli della Pia Casa di Abbiategrasso relativi a due ricoverati: il famoso brigante Antonio Gasparoni e un membro della banda, Pietro Cipolla. Il periodo va dal loro arrivo, settembre 1871, alla morte di Antonio, aprile 1882.
Gasparoni è il modello del brigante classico pre-unitario, apolitico, violento, assassino... non certo un delinquente gentiluomo! La popolarità fu dovuta sia alle sue delittuose imprese sia alla lunghissima detenzione, che contribuì ad alimentare la fama di vittima di pesanti ingiustizie. Nel 1825, ingannato da false promesse d'impunità, si consegnò alle truppe papaline e, dopo 45 anni di detenzione senza processo, fu liberato con la presa di Roma nel 1870. La sua eccessiva popolarità fu però talmente scomoda che il nuovo Regno lo spedì quasi subito nella Pia Casa di Abbiategrasso. Né lui né Cipolla avevano i requisiti per il ricovero, così fu il Regio erario a pagarne la retta. [...]