argomento
La mattina del 23 giugno 1902 la città di Milano fu risvegliata da uno spettacolo molto particolare, era un giovedì, e le pagine del Corriere della sera del giorno successivo riportavano una notizia sorprendente:
«La notizia, che si dava quasi come uno scherzo, è la cosa più seria del mondo: lo sciopero delle piscinine che, per chi lo ignora, sono quelle ragazzine che imparano il mestiere della sarta, della modista, della lavorante in biancheria e della stiratrice».
Le piscinine erano bambine di età compresa tra i 6 e i 13 anni, impiegate formalmente come apprendiste presso le tante sartorie presenti nella elegante Milano di inizio secolo.
I loro compiti prevedevano in realtà svariate mansioni come servizi domestici, commissioni, e la consegna di pesantissimi scatoloni, che potevano superare i 10 kg, in giro per la città. I turni lavorativi erano sfiancanti, tra le undici e le quattordici ore, e la paga quasi nulla, tra i 25-30 centesimi per una giornata intera, comprese le ore supplementari.
Nel giugno del 1902 le piscinine trovarono la forza di organizzare uno sciopero “vivace e partecipato”, guidate dalla quattordicenne Giovannina Lombardi, per chiedere la riduzione dell’orario di lavoro, la possibilità di usufruire di un’ora di riposo, la riduzione del peso dei pacchi da consegnare, e l’aumento del salario.
Alla protesta aderirono più di 400 bambine, e grazie all’aiuto di alcuni membri dell’Unione femminile che si fecero da tramite con il segretario della Camera del lavoro le bambine ottennero esito positivo alle loro richieste.
Fin dagli inizi della protesta l’Unione femminile aprì la sua casa alle piscinine istituendo per loro un’associazione per piccole lavoratrici chiamata La Fraterna, i cui scopi erano solidarietà, previdenza e istruzione, a cui fu annessa una scuola di disegno professionale diretta dal pittore e insegnante di Brera Giuseppe Mentessi.
Inoltre, ogni domenica pomeriggio, le bambine potevano frequentare corsi di canto, lettura, ginnastica, calligrafia ed economia domestica.
La forza della protesta delle bambine lavoratrici era riuscita a trasformarsi nella creazione di uno spazio apposito per loro, dove studiare e crescere, tutelate e accolte dalla ospitale casa dell’Unione femminile.
ambito cronologico
Prima metà del XX secolo
tipologia delle fonti
- documenti dattiloscritti e manoscritti
- documenti a stampa
- registri dei verbali
esempi di attività di laboratorio
Il laboratorio intende, attraverso la lettura e l’analisi della documentazione, avvicinare gli studenti alla metodologia della ricerca storica, fornendo loro competenze proprie dell’attività dello storico: selezione delle informazioni, contestualizzazione e interpretazione delle fonti.
consigliato per
Le classi di scuola secondaria di primo e secondo grado.
referenti per questo percorso tematico
Concetta Brigadeci, Donata Diamanti (Unione femminile nazionale)
referenti per la progettazione didattica
a cura di IRIS